lunedì 24 giugno 2013

ANDRES DIAMOND, SPERIMENTAZIONE NO LIMITS



Si definisce “wii, Ipad, Dvj & music production addicted”, conduce Occupy Deejay su Deejay Tv, ha appena iniziato un progetto sotto pseudonimo, producendo una traccia techno che sta per uscire sulla tedesca Rotraum Music e un'altra  suonata recentemente, durante un open air festival a Milano (https://soundcloud.com/the_rejected) . 
Pensate che Andres Diamond sia tutto qui? Decisamente no. E lo racconta a Five O’Clock con la spensieratezza che può capitare di cogliere seguendo il canale 9 del digitale terrestre o partecipando ad una sua performance live.

- Ciao Andres! Quando, come e perchè nasci dj e produttore?

“Era il 2000 quando ho cominciato a mettere i primi dischi alle feste di amici e in qualche locale della mia città, Monza. In quegli anni la professione non era ancora cosi diffusa, e se decidevi di incominciare, riuscivi ad avere qualche opportunità anche solo proponendoti di persona ai gestori e organizzatori...
La cosa che mi manca di più sono le ore spese nei negozi di dischi, il momento dedicato alla ricerca musicale. Ancora oggi però se posso vado negli store a fare ricerca.”

- Leggo che sei pluricampione italiano di Wrestling e mago delle diavolerie tecnologiche, il primo dj italiano ad utilizzare tecnologia wireless nei tuoi spettacolari set. Mixi i video a tempo in mezzo al pubblico utilizzando il Wiimote (il controller della Nintendo Wii) oltre che apparati tipo Playstation3, iPad e controller di ogni genere. Come nascono tutte queste sfaccettature? Ti definisci uno che sperimenta?

“Eheheh si decisamente. Nel 2008 mi è venuta l'idea di provare a collegare il Wiimote al Mac, con il quale suonavo. Ho detto "se funziona con il bluetooth, e il mio Mac ha il bluetooth, dovrebbe andare!”. Non è stato semplice come pensavo, ma dopo qualche tentativo sono riuscito a far quadrare il tutto, e avere un dispositivo senza fili (Il primo) da poter usare a mio piacimento, e con il quale incuriosire la folla.
Successivamente ho preso quasi subito l' Ipad, conscio del fatto che avrebbe permesso di fare tutto ciò che un controller midi potrebbe fare, ma senza fili! Quindi spostarsi, girarsi di spalle alla pista e creare un impatto visivo notevole, sono diventate cose all'ordine del giorno nei miei set. In ultimo è arrivato il controller della Playstation 3, che non è mio, anzi devo ancora restituire all'amico che me l'ha prestato per qualche giorno”

- Deduco che i tuoi set non siano mai banali. Come li prepari? E a questo punto ti chiedo: quali ritieni sia la strumentazione migliore per suonare: vinili o new technologies? 

“Ho l'onore/onere di trovarmi in situazioni sempre diverse tra loro, quindi il set è molto in funzione del pubblico che ho davanti, sia in termini di gusto, che in termini di età anagrafica. In generale sto molto attento a creare pause durante il mio set...è una cosa che fa la differenza, e spesso i neofiti (e gli scarsi) non fanno, pestando sempre il più possibile, per tutta la durata del set. Mi diverto molto a suonare con i Technics, sono lo standard da più di 30 anni, e ci vuole una conoscenza approfondita dei dischi che stai mettendo per riuscire a mixarli bene tenendo conto di intro, pause e ripartenze. Quando li uso, cioè dove so che posso mettere la musica che piace a me, preparo la borsa qualche ora prima, come fossi in un negozio di dischi: li prendo dalla mia libreria (che ho catalogato per genere e ordine alfabetico come solo Ned Flanders saprebbe fare) e la scelta è molto serrata, perchè non voglio portarne più di una settantina, per motivi logistici. L'ultimo set in vinile è stato uno sfizio personale: ho rispolverato i vecchi dischi di Scooter, Tiesto, Picotto per una serata al Magnolia, e la folla era letteralmente in delirio. Ho caricato il video del set integrale su Dailymotion (http://www.dailymotion.com/video/x110jcc_zarro-party-full-vinyl-set-video-magnolia-16-06-2013_music).
Le new technologies le lascio nel resto delle occasioni, cioè quando ho un set di un ora o meno, oppure quando non so che pubblico mi troverò davanti. In quei casi serve avere tutta la libreria a disposizione, non preparo nulla, mi affido al fiuto e alla scena che fanno i controller wireless!”



- Molti tuoi colleghi criticano la carenza di vera cultura da club del Belpaese. Ma tra Italia ed Estero esistono davvero differenze?

“E hanno ragione. L'Italia è indietro innanzitutto dal punto di vista legislativo (orari di chiusura, limiti di volume, vicinato...) e poi dal punto di vista tecnico (sound system). Questo fa sì che non ci si appassioni a generi che richiedono un impianto di un certo tipo per goderne, ad esempio la techno, e che quindi la scelta dei proprietari dei locali e degli aspiranti DJ vada sempre verso il gradimento generalista. Una nota negativa sono sicuramente i tamarri maleducati che richiamano certi generi (tra cui annovero anche la dance da classifica), una vera bomba a orologeria in grado di rovinare in un minuto una serata sino a quel momento perfetta. Grazie al cielo ci sono delle piccole oasi dove rifugiarsi! Cercatele e non mollatele più! ”

- Quali situazioni ti hanno colpito di più e perchè durante le tue serate?

“Apprezzo molto la serata Q|lab che propone musica D.O.C. in un ambiente totalmente rilassato, o Fashion Clubbers, che è appunto l' idea di riunire la gente giusta appassionata di musica da club Ibizenca/Berlinese. In generale mi piacciono i posti piccoli (tra questi il 65mq di Milano), quasi sempre la scelta musicale ti sorprende di più che in mega-venues, dove entrano in gioco troppi fattori oltre alla musica.”

- Sei anche Vj a radio DeeJay. Che esperienza è la tv per un dj?

“Nel mio caso, il massimo! Conduco "Occupy Deejay" che è un programma in diretta dalle 15.30 alle 17.00, nel quale proponiamo artisti, musicisti, creativi, non necessariamente famosi, ma solo in base alla qualità di quello che fanno. Diciamo che siamo quasi un programma di nicchia, che è cosa rara oggigiorno. Il venerdi mi sono anche ritagliato uno spazio dedicato al Club, "Occupy The Dancefloor" nel quale ho ospitato dei TOP DJs, i veri TOP DJs, che spaccano più all'estero che da noi, o che fanno delle cose sperimentali, sacrificando la loro fama per inseguire quello in cui credono. Benny Benassi, Congorock, Gigi Barocco, Marco Lys, Uto Karem, Riva Starr, Federico Scavo, Spiller, Scuola Furano, Benjamin Diamond, Daddy's Groove, Pink Is Punk, Reset!, Arottenbit, The Buildzer & Adriana Hamilton, Tommaso Marasma, Pinknoise Kollective, Doctors In Florence. Se siete curiosi le potete vedere sul mio canale youtube!”

Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perchè?

“Sono molto affezionato a SWOCERA, che è l'ultima uscita in ordine temporale, perchè è una traccia molto dritta, che ho suonato quasi in tutti i miei set, e ha ricevuto anche un buon supporto nella scena electro. O anche "The Man I Love The Most" che è stata passata tantissimo da tutti i network dance oriented, e mi ha fatto conoscere al di fuori di Milano (musicalmente parlando).”




- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

“Internazionale Eric Prydz: ho tutti i suoi dischi appesi in salotto, secondo me è l' unico che abbia uno stile raffinato e pestone al tempo stesso, e ha guadagnato il rispetto sia del grande pubblico, che di quello underground. Italiano Marco Lys: non riesco a non suonare almeno una sua traccia in ogni set. Ha uno stile unico e un uso della ritmica impareggiabile! Non a caso è uno degli ospiti della serata di Axwell e Ingrosso all' Ushuaia di Ibiza "Departures", e nonostante la sua fama una persona veramente umile!”

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

Christian Smith & John Selway - Total Departure (Drumcode)". E' un disco che metterei sempre, ma a volte la situazione è più tranquilla, o sto facendo un opening act...in quel caso non posso proprio, è un floorkiller!”

- Essere un dj ...cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?

“L'emozione è grande, specialmente quando vedi una pista scatenarsi con una tua produzione. Essere DJ per me significa avere due ore durante le quali stregare la folla, proporre cose nuove, e fare sempre la scelta meno scontata possibile. E' lì la differenza tra il Pro e il Rookie.”







Nessun commento:

Posta un commento