La prima donna ad essersi esibita
al Pachà di Ibiza, isola che l’ha
accolta e che praticamente è diventata la sua nuova casa. Qui ha trovato l’amore,
si è consolidata professionalmente. Ma nonostante un’esperienza ventennale, un
amore sconfinato per il vinile rafforzato anche da quell’incontro col compianto
Marco Trani, la sua umiltà tutta
sabauda le impone di continuare a chiedere il meglio da se stessa. Five O’Clock è lieta di dare il
benvenuto a Paola Poletto.
- Dalla danza classica alle più importanti consolle del panorama
clubbing: come racconteresti, pensando ai momenti più importanti, la tua
carriera?
“Credo che rispetto ad altri devo
fare ancora molta strada, imparare molte altre nozioni tecniche e fare ancora
tanti passi. Ma rispetto al mio passato vedo la mia vita sempre in movimento e da
brava gemelli quale sono, mi sono impegnata tanto e ho passato anche periodi di
grande noia musicale. Quando ho voluto raggiungere un risultato mi sono agitata
cosi tanto che alla fine ci sono arrivata, vedi il programma di radio dall’Ushuaia quest’anno (era una cosa che
volevo fare a tutti i costi) al contrario ciò che non ho fatto e’ perché in
realtà non l’ho voluto forse con tutto il cuore. La danza mi ha insegnato la disciplina
e alla fine questa paga sempre i suoi frutti.. .anche se io con l’età divento
sempre più indisciplinata!”
- Quali sono stati i generi o gli artisti che più ti hanno influenzato ai
tuoi inizi e quali quelli che oggi consideri pietre miliari? Leggo di uno zio
Ralf quasi fonte di ispirazione per te!
“Ralf per me sarà sempre un fuoriclasse se parliamo di fare ballare
la gente! Non ho mai visto una carriera come la sua e soprattutto in un momento
in cui fare il dj non era così reclamizzato come adesso. Lui e’ il maestro per
eccellenza ma a livello musicale come produzioni primi fra tutti il mood swing di
Sandy Rivera (quello dei Kings of Tomorrow), Dennis Ferrer, i sinth di Todd Terry o i groove di Kenny Dope. Poi perché no Locodice o il Luciano di qualche anno fa’. In sostanza io amo l house music, quindi
cerco sempre un barlume di melodia, qualcosa che mi faccia amare ogni singola
track. Se invece parliamo di tecnica … cambia il discorso. Una volta entrai al Prince di Riccione e vidi suonare Marco Trani a tre piatti: quella fu la
vera rivelazione per me e comprai così anche io il terzo piatto. Si parla del 1997.”
- Come gestisci i tuoi set e come ti poni di fronte all'annosa diatriba
vinile vs strumentazioni tecnologicamente avanzate?
“La musica è un concetto
indipendente dalla tecnica, credo che bisogna avere buon gusto al di là di come
tecnicamente si suoni. Io vengo dal vinile ed ho imparato con due giradischi
rotti, dunque so cosa significa suonare in condizioni pietose. Ma prima non
c’erano tante scuse: arrivavi e dovevi suonare!! Ho 20 anni di vinile sulle spalle, quindi anche se ora volessi passare
al sinc in realtà non devo dimostrare niente a nessuno … per questo da certi dj
accetto questo compromesso. Vedi Luciano.
In questo caso si usa la tecnologia per dedicare l’attenzione ad altri aspetti,
sono scelte personali. Quello che non accetto in nessun modo sono i nuovi
fenomeni o anche sconosciuti che “sono dj” ma senza neanche sapere realmente
nulla della tecnica. Il sinc fa tutto? No mi spiace, per me questo e’
inaccettabile. Io sarò sempre un amante del vinile, il mio primo amore e ne
sono piena in casa. Ma non è vincolante, dipende sempre da cosa cerchi di
esprimere quando selezioni la tua musica. Se gioia, energia o sensualità. Io voglio vedere tutte le donne della sala
ballare: questo e’ sempre il mio obiettivo principale.”
- Ibiza rappresenta senza dubbio il luogo che ti ha consacrato. Sei stata
la prima donna ad esibirsi al Pacha! Come definiresti l'atmosfera dell'isola e
quali sono state negli anni le situazioni in cui ti sei divertita di più?
“Ibiza ormai è casa per me. Ci
sono arrivata per lavoro direttamente e me ne sono innamorata per altre ragioni
non solo per i club. Posso dirmi figlia di questa terra, non ho dubbi ma vorrei
solo che venisse rispettata di più perchè l’atmosfera è unica e quindi è un’isola
che va protetta e amata . Non e’ Montecarlo o Miami e non è neanche Mikonos. Va
capita e chi viene qui si deve adattare a come viviamo noi, ovvero con rispetto,
tolleranza, pulizia e calma. Senza dubbio la stagione del 2010 e’ stata per me
la più divertente, al vecchio Ushuaia quando
era solo un beach club: eravamo una famiglia indimenticabile.”
- Hai suonato veramente a fianco di tantissimi big della scena,
ovviamente quasi tutti maschi. Quanto è più complicato, se lo è, imporsi sulla
scena clubbing...essendo una donna?
“Per nulla complicato, io sono
stata super aiutata! E’ una stupidaggine questa storia del maschilismo nell’ambiente,
al massimo ci sono solo più persone “che posso provarci” ma questo non e’ un
limite alla carriera. Dipende da ciò che uno vuole fare: io sono stata ultra consigliata
bene sempre, aiutata in ogni situazione, ripeto. Ho un bellissimo ricordi di
tutti i top dj italiani quando mi vedevo con loro in consolle, primo fra tutti Ralf o anche Richy Montanari, Massimino, Flavio. Certo erano altri tempi, io ero
molto piccola. Pensa a 18 anni suonai con Dave
Morales che mi vide e mi disse: “sai che sei molto brava per essere cosi
giovane!”. Poi mi consigliò di imparare l’inglese prima di ogni altra cosa, cosi
da non avere nessuno che parlerà per te. L’anno dopo mi trasferii a Londra.”
- Proprio per la tua scelta professionale, legata ad Ibiza, hai un occhio
privilegiato e ti chiedo: l'Italia potrà mai avvicinarsi anche solo vagamente
alla scena clubbing, non dico ibizenca, ma quanto meno estera?
“L’Italia e’ la numero uno come
tipo di pubblico! Le feste che si fanno da noi sono uniche. Metto fra le
migliori quelle di Torino e della Puglia a pari merito. Ma ciò che manca è la
vera organizzazione aziendale in termini di serietà e professionalità: tutti si
fanno la guerra mentre dovrebbero unirsi e in questo modo anche lo Stato vedrebbe
più organizzazione congiunta per riuscire a fare anche da noi grandi festival.
Ecco se manca qualcosa direi la preparazione manageriale: basti guardare quanti
parlano e scrivono in inglese.”
- Botta e risposta: la tua traccia in assoluto preferita e perché?
L'artista giovane che preferisci al momento ? Il club che ti ha dato maggiori
emozioni?
“La mia traccia preferita senza
tempo è “Knight of Jaguar” di Rolando (vorrei averla fatta io)!
Giovane di età? O di carriera? Se giovane di età allora ti dico i Martinez Brothers,
invece nel senso di emergente dopo mio marito Francisco Allendes (ovviamente per me lui e’ un genio) nomino Cristian Viviano, un dj siciliano.Per
quanto riguarda i club, per me suonare in Puglia è sempre una grande emozione, specialmente coi ragazzi del Cromie e quelli
del Clorophilla”
- Infine: stai per diventare mamma e vorrei chiederti...un giorno quando
dovrai spiegare a tuo figlio/a che cos'è la musica e quali emozioni
trasmette...con quali parole lo farai?
“Mio figlio crescerà nella musica
ed è praticamente inevitabile. Per fortuna la musica va oltre le parole, quindi
non ci sarà da spiegare nulla, se non che segua i suoi sogni”
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