lunedì 30 novembre 2015

SISKO ELECTROFANATIK, NON CHIAMATELA SOLO "FORTUNA"

Giovane esponente del clubbing romano, Francesco Fortuna (in arte Sisko Electrofanatik) racconta a Five O'Clock la sua voglia di esprimersi dietro una consolle. Con la musica elettronica che scorre nelle vene.

-  Ciao Francesco! Quando e perchè è scattata in te la molla che ti ha fatto dire "voglio fare il dj" ?

"La molla e’ scattata all’incirca 12 anni fa, quando un giorno, al campeggio dove andavo da ragazzino, degli amici montarono una consolle con impianto per la festa di ferragosto e li iniziai a toccare le strumentazioni e provai a mixare per la prima volta.. e anche se in maniera molto amatoriale, vedere che la gente e gli amici presenti si scatenavano e fomentavano con le mie selezioni, mi fece provare una sensazione davvero forte!"

- Quali artisti e generi musicali ti hanno influenzato maggiormente? 

"Beh potrei farti un elenco infinito, ascoltando vari generi musicali fin da bambino… posso dire che sono stato influenzato sicuramente da Michael Jackson ai Queen, dai Limp Bizkit a 2Pac, dalle più’ comuni hit radiofoniche delle Boybands ai Brooklyn Bounce, da Benny Benassi a La Bouche , Lady Gaga, Eurythmics, Michael Bublè."

- Cosa significa essere "electrofanatici”?

"Difficile spiegarlo, chi e’ un “fanatico” della musica elettronica lo sa!!"



- Conosci molto bene, per averla vissuta direttamente,la realtà di Roma. Come definiresti  la tua città in riferimento ovviamente alla scena clubbing?

Adesso purtroppo la Capitale non gode di una gloriosa scena del clubbing, piuttosto di situazioni forti o “mainstream”, parallelamente a piccole situazioni di organizzazioni affiatate ma che spesso nascono e muoiono in breve tempo, assorbite dagli eventi piu grandi e più vendibili. 
Con i vari cambi generazionali, non esiste molto spirito di collaborazione, ci sono strutture organizzative e locali che si fanno guerra tra di loro.. perciò molti djs preferiscono crearsi la propria serata e promuoversela diventando organizzatori/pr di se stessi. Cosa che per chi ci riesce, non e’ sbagliato visto i tempi, ma con tutta questa fusione di ruoli si è persa la vera natura della club culture e del filone puro dell’ underground.
Indubbiamente la crisi ha portato un peso enorme, si guarda solo chi a porta più gente, i tavoli prosperosi e a chi spende di più. Vedo molti locali storici esser chiusi interi week end o fare serate con poco pubblico. Sento dire sempre più  spesso pure da dj romani affermati che Roma è morta dal punto di vista del clubbing e non posso dargli totalmente torto. Ma secondo me alla fine poi basterebbe semplicemente guardare indietro, prima di andare avanti."

- Hai avuto esperienze in consolle all'estero? Quali differenze hai notato con l’Italia?

Si suono spesso all’estero, sicuramente dipende da dove si va. Vanno elogiate la professionalità dei promoter ed il calore del pubblico, poi spesso non esistono limiti di eta’ come a volte qui da noi accade. Diciamo che non si “commercializza” un evento come succede in Italia e non si sentono frasi del tipo “qui ci sono solo ragazzini” o “vecchi”. Anche se a volte, devo dirlo, tutto il mondo e’ paese."

- Parliamo di strumentazione: tu cosa ami usare durante i tuoi set? Cosa pensi della discussione tra analogico e digitale?

Io ora uso generalmente  2/3 cdjs 2000 o i xdjs e un mixer Pioneer 900, con cui hai modo di poter creare ed effettuare missaggi ormai in maniera rapida e fare effetti d’ogni genere. Perciò venendo dal vinile non posso che dire che la moderna epoca digitale dà un approccio indubbiamente innovativo ed adattabile (purtroppo o per fortuna) a chiunque. Prima dovevi portarti pesanti trolley tra cd e vinili, ora basta una USB. Oramai non conta come la metti la musica ma cosa metti.

Se poi parliamo di strumentazioni per produrre, io lavoro al 90% sul digitale, ma se uno ha le risorse, possibilità e capacità perché non usare anche l’analogico? Il fine e’ produrre una traccia che deve essere suonata nei club o festivals, perciò non credo in pista si possa capire la differenza di un disco se fatto in un modo o nell'altro. Il resto è un gusto personale. secondo me anche qui soprattutto non conta COME lo fai ma COSA fai ."


- Chiudiamo con qualche veloce botta e risposta! Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perché?

"Sono molto critico sulle mie produzioni, rilascio solo produzioni che suonerei, perciò posso dirti che una delle mie ultime produzioni preferite e’ il mio remix per Kreisel “Totally Isolated” per la Monique Musique. Ho voluto risuonare e stravolgere l’original mix, inglobando secondo me un po' di vari stili techno. Un altro e’ il mio remix per D Lewis  “DOS”  dove ho riutilizzato il main synth che e’ la caratteristica principale dell’ original mix,  amalgamando il tutto con un groove più scuro ed un break atmosferico e una ripartenza esplosiva . Il brano è  stato molto suonato anche da Carl Cox!"



- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

"Jay Lumen e Sam Paganini"

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

Direi D Lewis & Emix -  Venusville (Original Mix)Felix Da Housecat - Silverscreen"


- Infine ti chiedo: essere un dj cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?

"Per me significa quasi come condurre in un viaggio musicale: la gente che viene a sentire un tuo set, deve sentir raccontare una storia! A me personalmente piace partire in crescendo portando chi mi viene ad ascoltare ad una  serie di  emozioni e sensazioni “disegnandole” con la mia musica. L’emozione che mi fornisce e’ unica nel suo genere, un mix di euforia, sfogo, e benessere che viene soprattutto quando noto l'impatto del pubblico, che si emoziona con le sensazioni trasmesse dal mio set."




Official web site: siskoelectrofanatik.net


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